Tagarelli: la genetica e le comunità Italo-Albanesi della Calabria

di Adele Filice
Una vita spesa per la ricerca condensata in volumi e faldoni, che raccolgono risultati di indagini biologiche, storico-sociali e antropologiche, donati alla Biblioteca Comunale affinché possano diventare un patrimonio fruibile non solo per la comunità locale ma per ogni studioso, ricercatore, appassionato che vogliano fare tesoro di questo grande scrigno per aggiungervi le proprie gemme.
È questa la sintesi dell’evento che si è svolto domenica 16 febbraio a San Benedetto Ullano, presso lo storico e suggestivo Palazzo Bisciglia, Casa della Cultura e sede della Biblioteca Comunale, dove si è svolto il convegno “Arberia di Calabria. Patrimonio di radici antiche e rami nuovi” durante il quale il professor Antonio Tagarelli, Primo Ricercatore del C.N.R. di Pian del Lago, Mangone, in provincia di Cosenza ha fatto ufficialmente dono alla comunità sanbenedettese del suo patrimonio librario riguardante l’Arberia italiana. Al tavolo dei lavori, oltre la prima cittadina Rosaria Amalia Capparelli, anche Salvatore Maria Mattia Giraldi, Rettore della Federiciana Università Popolare di Roma, vice presidente di Retewebitalia, nonché vice direttore del Corriere Nazionale e di Gazeta Arbereshe.
A moderare i lavori Adele Filice, coordinatrice editoriale di Terredamare e mediatrice culturale nell’occasione, avendo fatto da tramite per la volontà del professor Antonio Tagarelli di donare i frutti delle sue ricerche e l’Amministrazione di San Benedetto Ullano di accettarli.
Quanto mai in tema, a segnare la conclusione dell’evento, il momento musicale con un gruppo di cantori che hanno intonato canzoni della tradizione arbereshe,
Il Professor Tagarelli, dottore in Scienze Biologiche, specializzato in Patologia Generale, si è occupato per decenni di studi sulla talassemia, il favismo, il daltonismo, la malaria.
Avendo effettuato numerosissimi screening presso le scuole medie di Calabria e Lucania e avendo notato alcune particolarità genetiche presso le comunità italo-albanesi della Calabria, ha deciso di approfondire le ricerche, indagando sulla paternità e la maternità di questi ragazzi, con la conseguenza di aver dato corso a profondi studi anche nell’ambito socio-antropologico. Ne è scaturita una mole incredibile di dati, che abbracciano vari secoli , desunti da ricerche presso l’Archivio di Stato di Napoli, che fotografano la condizione delle famiglie in quanto a composizione del nucleo, attività lavorative e professioni, situazione economica.
Uno spaccato di storia, anzi microstoria, racchiusa nelle asettiche annotazioni del Catasto Onciario ma che, a saper leggere, rivela preziose informazioni su diversi aspetti della società. Un interessantissimo dato che racchiude storia, sociologia, antropologia, demografia e quant’altro, è quello che riguarda la composizione del nucleo familiare, visto che dalla registrazione dei cognomi risultano anche la tradizione e la pratica dell’esogamia e dell’endogamia, cioè i matrimoni tra persone di comuni diversi o dello stesso comune, o fra italiani e italo-albanesi o entrambi i coniugi arbereshe, pratica quest’ultima molto in uso fino al secolo scorso nelle comunità della Calabria, e del Meridione in genere, che ha consentito conservazione e preservazione della cultura soprattutto per quanto riguarda lingua, rito religioso e tradizioni.
L’autentico patrimonio che va a costituire il Fondo Tagarelli presso la Biblioteca Comunale, fà di San Benedetto Ullano un rinnovato centro propulsore di cultura. Rinnovato poiché qui vi sorse la sede primigenia di quell’ormai mitico Collegio Corsini (1732- 1794) poi trasferito a San Demetrio Corone (1794-1923) che nacque in origine come istituto per gli studi teologici e che col tempo ed una progressiva laicizzazione, divenne anche autentica fucina di menti eccelse, statisti, patrioti, letterati, poeti, che scrissero pagine memorabili della storia e della cultura italiana, soprattutto nel periodo del Risorgimento. Ora, con l’acquisizione di questo cospicuo bene librario, San Benedetto Ullano, può puntare ad essere un vero e proprio centro di cultura e ricerca, in senso letterale e metaforico, dove la Cultura si conserva, si preserva e si coltiva, permettendo che da antiche radici possano crescere nuovi germogli. Malgrado le differenze culturali, o forse proprio grazie ad esse che hanno mantenuto viva e salda l’identità arbereshe, l’esempio di integrazione che rappresentano le comunità italo-albanesi in Italia, sono un modello quanto mai interessante da studiare e su cui riflettere per avviare, consapevolmente e con decisa volontà, quei processi di accoglienza, inclusività e contaminazione che la società con i suoi fenomeni sociali e non solo, oggi, richiede.
Anche per la costruzione di un nuovo Umanesimo.